
Gli eventi della Storia attraversano le nostre vite sempre, travolgendole, in alcuni casi, in altri limitandosi a trovare spazio nella memoria collettiva e personale di quelli che c’erano. Il 16 marzo del ‘78 ero a casa per le vacanze di Pasqua. Non c’erano lezioni da seguire, in Accademia, a Firenze. C’era solo la voglia di essere a casa, di stare con quello che poi sarebbe diventato il mio compagno di vita, c’era tutto questo e ci bastava. Ad un tratto alla radio furono interrotti tutti i programmi e con un comunicato lapidario sapemmo che Aldo Moro era stato rapito dalle Brigate Rosse. Ci guardammo sgomenti e pensai, in quel momento, che sarebbe scoppiata una guerra civile. Non erano tempi leggeri quelli che abbiamo vissuto allora. Avevo viaggiato per i quattro anni precedenti con una piccola medaglia al collo sulla quale era indicato il mio gruppo sanguigno, perché temevo, nel viaggiare in treno, di incappare in un qualche attentato, come era successo già troppe volte, temevo di saltare in aria, nel peggiore dei casi, oppure di rimanere ferita e quella della medaglietta era una specie di scaramanzia, un amuleto per aiutarmi a pensare che nulla, forse, mi sarebbe capitato. Discutemmo quel giorno della follia di un atto così plateale, ci chiedemmo mille volte il perché. Aldo Moro non era una persona che avremmo votato, non apparteneva al nostro modo di pensare alla politica come parte del possibile, non vi appartenevano neppure le Brigate Rosse. L’uccisione della scorta di Moro colpiva quegli uomini che avevano dovuto indossare una divisa, a differenza nostra che avevamo avuto il privilegio della scelta, quella di poter studiare, loro agnelli sacrificati sull’altare della follia stragista. Dopo sapemmo dare risposte, in parte, ai nostri perché. Molto tempo è passato da allora, ma Esterno notte di Marco Bellocchio ha riportato alla memoria il buio di quel tempo, ha letto l’umana vicenda di Aldo Moro e della sua famiglia con lo stesso sgomento e dolore che appartiene alle donne e agli uomini comuni, la cui storia non si leggerà mai sui libri.