Non lo fo per piacer mio, ma per dare un figlio a Dio!

Adele Faccio ed Emma Bonino – manifestazione degli anni 70 del Novecento.

Le ragazze che andavano in sposa nell’Ottocento avevano come monito assoluto, sulle camicie della prima notte di nozze ricamato tutto intorno al pertugio praticato ad arte, quello che per gli uomini che le avevano sposate  era una “ garanzia “, per le ragazze stesse il divieto di pensare a sė come corpo in senso stretto. “ Non lo fo per piacer mio “ serviva ad annullare ogni possibile pensiero carnale, semmai ci fosse stato, e quel “ ma per dare un figlio a Dio “ la certezza per gli uomini di continuare la stirpe, una discendenza terrena fatta di figli maschi, se possibile, da pretendere sempre. Dunque erano gli uomini a disporre dei corpi femminili, le donne concorrevano ad assecondare qualcosa che era ritenuto proprietà esclusiva dei padri prima, dei mariti dopo. Passaggi di consegna di una “ femmina “, capretti da portare al macello per un rituale arcaico, una festa pagana per celebrare il “ dio maschio “. È passato del tempo, le donne hanno capito molto, hanno fatto tanto per se stesse, ma è cambiato sostanzialmente qualcosa? Se decido di piantare un uomo, compagno o marito che sia, per incompatibilità di carattere, perchè è un uomo violento, perchè mi sono innamorata di un altro uomo, devo aspettarmi di morire per questo? Succede che ci siano “ buone “ possibilità che finisca di vivere per mano “ amica “ perchè da donna non posso decidere di me stessa, perchè non posso essere autodeterminata nella scelta di stare lontana da quell’uomo che mi professa amore eterno e mi uccide. E mi uccidono due volte quando una sentenza della corte d’appello diminuisce la condanna, in termini di pena detentiva, per una “ tempesta emotiva “ dell’uomo che, dopo appena un mese di conoscenza, pretendeva di avere su di me, sul mio corpo, potere assoluto. Succede che se decido di non portare a termine una gravidanza, perchè magari frutto di una violenza carnale o comunque perchè non è quello il momento in cui desidero essere madre, negli ospedali ai quali mi rivolgo ci sono medici maschi obiettori di coscienza, e dunque padroni di decidere che io, quel grumo nel mio grembo, devo farlo diventare un bambino non voluto, non amato perchè non desiderato. Il non essere madre mi trasformerà in una reietta, in una persona non degna di considerazione, perchè sono stata io a decidere di me stessa. Per contro se è un maschio a costringermi all’aborto è accettabile il suo punto di vista, condivisibile da qualsiasi altro maschio. Se sono nata in un paese africano o del medio oriente, il mio destino sarà quello di una donna mutilata, i miei genitali ricuciti, evirati, ridotti,  per rendermi “ controllabile “ sessualmente. Esempi limite? Non direi, basta guardarsi intorno, basta leggere la cronaca quotidiana. Il diritto e la libertà di scegliere in autonomia tutto quanto riguarda il proprio corpo è un diritto fondamentale e inalienabile, che qualsiasi essere umano dovrebbe avere. Autogovernare se stesse, la propria persona, senza che ci siano maschi padroni, padri e mariti e compagni a decidere per te dovrebbe essere l’imperativo per tutte le donne, giovani o vecchie che siano.

Per approfondire:

La battaglia tutta al femminile per la body autonomy non smette di dividere (anche sui social)

Why body autonomy is The future of feminism 

Luccicanza ( bagliori a nord ovest )

floaters1La riflessione sul proprio benessere, il soffermarsi a considerare che essere in forma e non patire nessun problema, anche irrilevante, è qualcosa che non facciamo spontaneamente, se non nel momento stesso in cui rileviamo un qualsiasi problema. Probabilmente è più corretto l’atteggiamento di uno che pur perfettamente sano, chiede che gli vengano praticati i controlli del caso, perché come è noto non si sa mai. Ora questo modo di fare può considerarsi da ipocondriaco, se non fosse l’ipocondria una condizione patologica che ti porta ad esigere i controlli su sintomi inesistenti. A me spesso capita il contrario, minimizzo. Ma l’altro pomeriggio, mentre ero affaccendata ho avuto una visione, una sorta di allucinazione visiva. Avete presente quando a Capodanno qualcuno compra quei piccoli bengala che accesi ti danno la sensazione di avere in mano una fontana di stelline luminosissime? E avete presente quando le stelline si agitano allegramente nell’aria – insomma sì,  allegramente, a Capodanno sono tutti allegri e si festeggia… e che ci sarà da festeggiare, boh? – e l’occhio percepisce un luccicore quasi fosse un arco di luce fugace e costante? – pregnanza della forma, si chiama, almeno così mi pare di ricordare. Avevo dunque questo bellissimo arco luminoso – lo percepivo – sull’arcata sopracciliare sinistra non in maniera costante, ma solo mentre muovevo l’occhio ad un certo modo. Mi sono detta, lì per lì, che il luccicore, come tutte le percezioni, avrebbe potuto avere vita breve, anche perché non sono ancora in odore di santità e non pratico  visioni mistiche. Ma l’archetto luminoso aveva deciso di allietarmi la serata – peraltro potevo tranquillamente andare al buio tanto brillavo di luce mia propria! Insomma per farla breve, verso sera, ho iniziato a fare un bel po’ di telefonate ad oculisti disponibili all’ascolto – ormai fuori servizio per le visite. Il mattino successivo sono andata al pronto soccorso dove, dopo una dilatazione della pupilla di almeno di due ore e un’attesa ancora più prolungata e devo dire una visita accurata la doc ha commentato: Ma qui non c’è nulla! e il nulla al quale si riferiva era un qualche buco sulla retina o un distacco della stessa, visto che c’era, perché i luccicori potrebbero essere un campanello d’allarme per questo tipo di patologie.  E ad un mio: Per fortuna! c’è pure rimasta male – quasi quasi dovevo farle il piacere di un distacco della retina a comando! Non contenta però, il giorno successivo dopo aver preso informazioni da chi aveva realmente avuto problemi di distacco, e su consiglio di questi, sono andata da un altro oculista. Il poveretto non s’è mostrato dispiaciuto per non aver trovato problemi alla retina, ma mi ha riferito che il vitreo – quel blob gelatinoso di cui è composto il nostro occhio – con l’invecchiamento della persona – e non so come abbia potuto permettersi un simile commento riferendosi a me, ma sono sicura che andava sul generico considerando che ho solo superato di qualche anno i cinquanta! 😀  – e insomma dicevo questo vitreo da solido e sodo che era ad un certo punto si comporta davvero come un blob, “ va incontro a liquefazione e possono comparire delle opacità isolate o confluenti che provocano riduzioni della capacità visiva. Se queste opacità sono distinte e mobili vengono definite miodesopsie, e possono determinare trazione sulla retina – soprattutto periferica – con la comparsa di manifestazioni visive quali scintillii e luci lampeggianti. “ – fonte Wikipedia. Insomma non c’è granché da fare se non correre immediatamente dal tipo in caso di intensificazione dei fenomeni. Ora il luccicore è passato dalla periferica nord alla periferia ovest. Di tanto in tanto mi chiudo l’occhio destro e guardo solo con il sinistro, modello Long John Silver. Ci vedo di schifo, lo confesso, perché il maledetto sinistro, come tutti quelli di sinistra, è miope e pure astigmatico. Che vi devo dire, mi sto convincendo che l’ipocondria, tutto sommato, è l’unica soluzione possibile!

Il futuro prossimo venturo

futuro-in-corsoE va bene, signora mia, l’estate è andata un po’ a cacchina… Come poteva essere altrimenti, con tutta la pioggia che i santi angeli del Paradiso hanno prodotto, neanche avessero fatto fuori l’intera sorgente dell’acqua plin plin? Sì, è chiaro, l’acqua del cielo non è prodotta dalla diuresi degli omini santi e pennuti, bensì dal ciclo equatoriale delle acque delle amate sponde, ma cosa ci vuol fare sono una romanticona e mi piace pensare agli angeli. Sì, lo so, non è una immagine santa quella degli angeli in ritirata, ma tant’è… allora, dicevamo, il tempo signora mia… Be’ adesso, con gli ultimi scampoli d’estate il tempo ha avuto un momento di ripensamento e ha cominciato a far caldo, il solito nostro caldo afoso e appiccicoso. Però, sotto sotto, si sente che l’estate è finita. Sì sì, te ne accorgi dal buio anzitempo… triste. E comunque ha ripreso a piovere, bombe d’acqua le chiamano, tristi anche quelle, di nome e di fatto. Ti sembra di non avere giorni a disposizione, ancora, per il mare. I miei sono esauriti, neanche più una manciata settembrina. No, non è per la scuola, è per la cipolla. Quella che hanno provveduto ad affettare due settimane fa.. in laparoscopia e microinvadendo il seminato. L’ansia per fortuna è andata e la ricompensa mi è stata fornita stamattina quando, al primo bendaggio funzionale – che vorrà dire, lo sanno solo loro! – l’omino mi ha detto: È il primo piede bello che vedo da qualche ora a questa parte! E son soddisfazioni, signora mia, son soddisfazioni! Comunque non mi spaventa il decorso post post post produzione – un photoshop in carne e bisturi non è da tutti, direi – quanto il dopo scolastico che vedo nebuloso quant’altro mai. Le solite coperte troppo corte e infeltrite per coprire persone e non numeri come vorrebbero da più parti. Un apparato che non conosce i propri organi produce neoformazioni cancerose – brutto paragone ma non me ne viene in mente un altro. Spero che sappiano trovare una giusta medicina, che sappiano di avere a che fare con le persone, appunto, con le persone. Sono in fase depressiva, dice? Sarà. Ma decisamente vivo l’inattività forzata come fosse qualcosa che non mi spetta, come qualcosa che sto ” rubando “. Esagero lo so, e due settimane sono veloci a terminare. Col buio serale. Triste.

Operazioni

20140824_121136Non intendo impelagarmi in una riflessione linguistica, ma penso alle stranezze della patria lingua che accomuna sotto un’ unica parola – operazione – attività tra le più diverse, quali, ad esempio,  lo svolgimento di un arido calcolo numerico, un’attività frontale ad uno sportello bancario o postale, addirittura il laborioso evolversi di una situazione che da negativa potrebbe evolversi al meglio – se tutto va bene e con i dovuti scongiuri. In questo ultimo caso intendo una vera e propria operazione, di quelle che i medici chirurghi amano fare pensando alle vacanze prossime venture o commentando quelle già svolte, in presenza di e.u.i. – essere umano inerme – coinvolto in ciò che la lingua italiana definisce come operazione, ma che nulla ha da spartire coi numeri. Una iattura, l’italiano,  così come le operazioni. Simile a quella che domani mi priverá di un eccesso osseo in zona alluce sinistro. Che a venir qui, in terra di Marche, con l’estate a due passi e il Conero splendido dirimpettaio, mi disorienta un poco. E a scanso di equivoci ho lasciato disposizioni per la musica al funerale  e lo spargimento delle ceneri 😀  sappiatelo, vi ho voluto bene 😀 😀 😀

Verdi

verdeL’ora della spesa quotidiana è faccenda compiuta di molta fretta, a colpo sicuro sulle cibarie da scegliere, e con l’assillo che quel che compri dovrà pur essere cucinato in breve tempo, se hai in mente di presentare una qualsiasi pietanza commestibile, senza neppure porti il problema che se dovesse capitare Carlo Cracco dalle tue parti e gli dovesse venire in mente di suonare al tuo campanello per essere invitato a pranzo, puoi sempre addurre come scusa che sei affetta da un morbo sconosciuto e cacciarlo immantinente e via, perché non sia mai Signore fargli vedere le tue sbobbe, sverrebbe sicuro. Quando invece puoi prendertela con relativa calma e tranquillanza, allora che capita? Capita che ti impastrocchi ad una ricerca affinata e selettiva dei prodotti commerciati. Magari riesci anche ad inforcare gli occhiali e a leggerti con dovizia di particolari le etichette, riesci a percepire come conveniente il prodotto a costo ribassato, insomma finalmente ricevi il bene della sapienza e della conoscenza in quella Babele di gente e prodotti che è un supermercato nell’ora preprandiale. Ieri mattina, confortata da un’uscita precoce da scuola, ho fatto una scoperta clamorosa: le diete sono verdi. No no, non verdi come la bile copiosamente stimolata dalla rabbia che cova un qualsiasi individuo messo a dieta strettissima – una persona che non mangia a sazietà dà fuori di matto, fateci caso – le linee dietetiche di una qualsiasi marca sono contraddistinte dal verde. E’ verde il tappo e verdina la confezione del latte scremato, senza grassi e senza lattosio – e temo che non ci sia neppure il latte lì dentro! – sono verdi le confezioni del tofu, uno qualsiasi, dello stracchino lattosio free, del formaggio anche lui deprivato di quasi tutto. Perché verde? Poteva essere l’azzurro dei cieli di berlusconiana memoria, poteva essere ciclamino come la marsina di quello che aveva il bavero color zafferano e veniva a piedi da Lodi a Milano per incontrare la bella Gigogin, perdinci un qualsiasi colore possibile. Invece il verde. Perché?

Che giornata!

pap testHo ricevuto, un mese fa circa, l’invito a presentarmi per lo screening regionale per la prevenzione dei tumori al collo dell’utero. Dovevo fare il controllo comunque quindi sono andata, stamani, al consultorio. I consultori, dalle nostre parti, sono posti un po’ squallidi frequentati perlopiù da persone che, per difficoltà economiche, non possono permettersi il lusso di stipendiare un qualsiasi ginecologo di grido. Parlo di rendere uno stipendio mensile ad un doc specialista in affari di donne, per la semplice ragione che vi si ricorre, ancora e purtroppo, solo in caso di gravidanza per i controlli di rito. In caso contrario, Dio ce ne scansi e liberi! Non tutte fanno la prevenzione e sento ancora fare questi discorsi: Non faccio il pap test perchè non voglio sentirmi dire che ho un tumore! Da pazze!!! Al consultorio ci sono andata per la semplice ragione che pago le tasse e se fare il pap test, stamattina, era un mio diritto non vedo per quale ragione avrei dovuto rinunciarci! Allora sono entrata e c’erano un paio di signore in attesa, più due che, ad occhio e croce, rivelavano l’aspetto di quella piaga biblica che va sotto il nome di informatori scientifici. I due belluini, maschio e femmina, parlavano tra loro, ma non come si fa civilmente a bassa voce piuttosto avevano sfoderato la loro voce da comizio e amabilmente discettavano di Sanremo, dell’ipad, di Tizio, Caio e Sempronio, colleghi di lavoro. Dopo una decina di minuti del mio muto stazionamento, mi s’è avvicinata una infermiera che mi ha chiesto: < Lei ha l’utero? > No, aspetta, che sta capitando? Manco mi chiedi che sto facendo in questa valle di lacrime e la butti giù dura chiedendomi se ho l’utero? E che abbiamo mangiato insieme qualche volta, che devo rivelarti i particolari reconditi del mio basso ventre? L’incauta deve essersi resa conto della faccia stranita che le ho fatto perché s’è ripresa con un: Deve fare il pap test, vero? E subito dopo: Ma ce l’ha l’utero? Guarda se devo proprio farti dormire sonni tranquilli ti rispondo, va bene: Sì, è ancora lì! – ripromettendomi di fare un controllo a casa, più tardi, tanto per essere certa di non averti detto una fesseria! 😀 Poi come se stesse vaticinando da Delfi ha aggiunto: Deve aspettare, il medico non è ancora venuto. Queste sì che sono notizie che ti cambiano la giornata! E la signora che mi stava seduta di fronte ha rincarato la dose: Sì, non è venuto ancora, io sono qui dalle nove. Sta bene! Il mio appuntamento era per le dieci e il medico avrebbe potuto essere disperso nel deserto del Gobi senza che noi ce ne avvedessimo! Quella dell’utero s’è riaffacciata e ha chiamato l’altra dell’appuntamento delle nove. Al suo rientro nella sala d’aspetto le ho chiesto: Mi scusi, ha già fatto? Riferendomi al prelievo. Ho dovuto farle la stessa domanda tre volte perché non capiva. Subito dopo ho scoperto la ragione dell’incomprensione, la signora parlava solo il dialetto, neanche se fossimo state all’estero. Boh! All’arrivo del medico i due chiacchieroni, manco a dirlo, si sono fiondati nello studio in barba alle presenti, sicché i tempi di attesa si sono ulteriormente prorogati, con grande uggia di una delle nove che in perfetto slang ha minacciato l’esodo senza fare il pap test. Ricomposti gli animi dall’infermiera che, evidentemente, aveva in antipatia pure lei le piaghe bibliche, ci siamo messe in modalità stand by. Di lì a poco è entrata la strana coppia. Lui a spartire le acque come Mosè nell’esodo  – stasera sono tutta biblica! 😀 – e lei subito dopo come un cane bastonato. Si leggeva: sono il maschio di casa, porto i pantaloni, quindi parlo io con gli estranei, decido io quando è il momento di muoverci, tu femmina vade retro! Il maschio bracato come i Galli, è andato a consultarsi con l’infermiera e tornato in sala d’aspetto con un’occhiata ha intimato alla femmina di sedersi. Solitamente mi faccio gli affari miei ed evito le domande, ma poiché la signora giovanissima aveva davvero un aspetto mesto e non aveva l’età di quelle attempate come noi, con un sorriso le ho chiesto se dovesse fare anche lei il pap test. No, sono qui per una ecografia, mi ha risposto. Mi ha fatto tenerezza: E’ alla prima gravidanza? No, alla quarta! Oddio, sono rimasta senza parole! Per fortuna è arrivato il momento del prelievo, ma non sono riuscita a cavarmi dalla testa l’espressione del volto di quella ragazza che mi diceva senza alcuna gioia di essere alla quarta gravidanza! La giornata s’è conclusa in gloria dalla parrucchiera che in vena di spa ha messo su un pomeriggio a base di musica etnica, lumini da cimitero, birlocchi colorati e tè verde. L’intento era quello di rilassare noi clienti, ma le rilassate erano loro. Ho stazionato lì ben tre ore. Che giornata!! 😦

Nastro rosa

Penso che di prevenzione non se ne parli mai a sufficienza. Noi donne abbiamo il dovere – verso noi stesse – di fare una mammografia o una ecografia al seno almeno una volta all’anno, superati i quarant’anni – da non disdegnare neppure il pap test, semmai! Il perchè è molto semplice: con i mezzi diagnostici a disposizione, sempre più perfetti, non si può essere fataliste nei confronti del possibile tumore che se lo conosci, lo operi, con la sicurezza di aver risolto il problema –  poichè i metodi di indagine individuano immediatamente e perfettamente se c’è qualcosa che non va. La Lilt – Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori – e Estee Lauder Companies hanno avviato, come è uso da molti anni a questa parte, la campagna di prevenzione del tumore al seno gratuita

Durante il mese di ottobre i 395 punti Prevenzione (Ambulatori) LILT, la maggior parte dei quali all’interno delle 106 Sezioni Provinciali della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, saranno a disposizione per visite senologiche e controlli clinici strumentali.

Calendario di visite ed eventi
Per conoscere giorni e orari di apertura dell’ambulatorio LILT più vicino, in cui effettuare anche esami di diagnosi precoce e controlli, si può chiamare, per informazioni, il numero verde SOS LILT 800-998877 o consultare i siti http://www.lilt.it ohttp://www.nastrorosa.it, dove saranno pubblicati anche gli eventi organizzati nelle varie città italiane nel mese di ottobre.

Non è difficile trovare un giorno da dedicare a se stesse e fare prevenzione, fatelo. Ti strizzano un po’ le tette, ma ne vale la pena! 😀

La colpa della strega

Cosa può esserci di più micidiale, soprattutto in estate, che rimanere ” imbalsamati ” in una camicia di dolore, se non il dolore stesso del classico colpo della strega? Ecco, colpa della strega oppure di non so cosa, sono rigida come uno stoccafisso congelato, con la variante del caldo e del disagio, del non poter andare al mare, del non potermi muovere, del non potere tout court. Sob e sigh, non sarà un fine settimana tra i più allegri! 😦

Istruzioni per l’uso

Crocicchio davanti alla fotocopiatrice – la macchina per le fotocopie è come Colorado cafè, senza cafè e tanto colore locale! 😀 Si avvicina R. < Sapete dirmi dove vendono qua vicino degli assorbenti a buon prezzo? La Dok vicino casa ha prezzi proibitivi! > Queste sono domande che danno un senso alla giornata!! Perchè in teoria degli assorbenti noi donne abbiamo una competenza atavica, fatta di un rapporto odio/amore che neppure con il miglior fidanzato! Le ho premesso che grazie al mio sistema ormonale ho detto bye bye con la manina alle mestruazioni da un lustro a questa parte, ma che gli indizi forniti – degli assorbenti… con lattice, con fluff, con ali o senza?  – erano troppo generici. Circostanziare marca, consistenza, compagnia aerea, sarebbe stato auspicabile. 😀 E poi perchè non provare quelli interni? Facce tra l’incuriosito e l’incredulo. < Tu li hai usati?!? > e subito dopo < Come? Perchè? > E stavo parlando con signore di una certa età, non con bimbette al primo appuntamento con il menarca. Ma la domanda che scatta sempre, ma sempre sempre è  < Ma… vanno?!? > – nel senso che si riesce ad introdurli in quella cavità che, Mado’, sembra più piccola della cruna di un ago?!? 😀 Ho guardato la stolta che dimandava, e le ho rivolto la domanda fatidica < Tuo figlio è nato per caso o per opera dello Spirito Santo? Se dalla cruna dell’ago nasce un bimbo, figurati se non riesce nella sua opera un assorbente interno! > La faccia di S. sembrava aver detto < Però, non ci avevo mai pensato! > L’altra intelligentissima domanda che a ruota segue sempre è< Ma come si toglie? > Alla logica risposta arisegue < E se si rompe la cordicella? > Credetemi, l’aggangio nell’atmosfera di una navicella spaziale con un satellite vagante è cosa meno complessa che spiegare ad una ignorante – nel senso che ignora 😀 – che inserire nella propria vagina un dito non comporta nessun rischio o pericolo, perchè, nonostante quello che viene fatto credere a schiatte di adolescenti brufolosi, la vagina non è una cavità perigliosa, non morde ed è una parte del corpo con la quale dobbiamo convivere e dobbiano averne cura finchè morte non ci separi. Perchè, pazze come siamo, dobbiamo permettere a perfetti estranei di maneggiare le nostre crune per dovere di patria, non per piacer mio, ma per dare un figlio a Dio, senza che la cosa ci preoccupa minimamente, mentre poi la mano destra non sa come è fatta la sinistra?- e per sinistra non intendo Bersani, ma il guantino di muscoli e terminazioni nervose altrimenti detta Iolanda dall’ineffabile Litty? –  Di chi la colpa? Ma di Ovidio Nasone, naturalmente! E del Cristianesimo e delle mamme! 😀