” Sono andato da Kuchuk – Hanem, celeberrima almea […] Ella usciva dal bagno. Un gran turbante, il cui fiocco sparpagliato le ricadeva sulle larghe spalle e che aveva in alto una placca d’oro e una verde, le copriva la sommità della testa, i cui capelli, intrecciati sulla fronte in treccioline sottili, si riunivano sulla nuca; il basso del corpo era coperto da immensi pantaloni rosa, il torso interamente nudo, coperto da un velo violetto: stava sull’alto della scala, col sole alle spalle, e appariva così in pieno sul fondo azzurro del cielo che la inquadrava. E’ una imperiale diavolessa, popputa, carnosa, con narici aperte, occhi smisurati, ginocchia magnifiche, e danzando aveva sul ventre pieghe di carne decise. Ha cominciato col profumarci le mani d’acqua di rose. Il suo petto mandava odore di trementina zuccherosa: sopra di esso cadeva una trplice collana d’oro. sono stati chiamati dei suonatori ed ha ballato… ” – Gustave Flaubert, Epistolario
Una mostra a Barletta Incanti e scoperte/ l’Oriente nella pittura dell’Ottocento italiano ci ha permesso di trascorrere qualche ora in compagnia di turisti in cerca di cose belle da vedere, piuttosto che cose buone da mangiare. Una bella alternativa alla solita Pasquetta frattaiola. L’esposizione ben strutturata, conta circa cento opere esposte. Ripercorre quella che fu la febbre d’Oriente, iniziata con le campagne napoleoniche, che contagiò artisti e scrittori – De Amicis, quello del libro ” Cuore “, da non crederci! – andati nelle terre delle awalim, degli harem, dei piaceri proibiti. Tra gli altri Ippolito Caffi, in un lunghissimo viaggio che lo porterà da Costantinopoli, a Smirne, Efeso e il Cairo traendo ispirazione per opere memorabili di un gusto che caratterizzerà per sempre la sua pittura. Alberto Pasini, Roberto Guastalla, Stefano Ussi tra coloro che seguendo le carovane dei cammellieri dipinsero con particolari doviziosi la vita dei nomadi del deserto. Anche Francesco Hayez, pur rimanendo in Italia, si lasciò contagiare dall’eros orientale. Le scene più belle rimangono, tuttavia, quelle che ritraggono le odalische, per i colori e il mondo di peccato che si immagina. Una mostra da vedere se capitate da queste parti. a Barletta Palazzo della Marra, fino al 5 giugno 2011.


