Stereotipi

montagneP. mi chiede: Prof, perché disegno sempre le montagne come fossero triangoli? Gli spiego che nonostante abbia i mezzi e le capacità di osservazione per disegnare le montagne in altro modo – P. è un ragazzo di terza media – ricorre ad uno stereotipo perché disegnare le montagne in quel modo è una scorciatoia mentale e visiva per catalogare le montagne, un modo perché l’eventuale fruitore della sua ” opera ” abbia la capacità immediata di decodificare nel triangolo una montagna; P. trasmette al fruitore uno stereotipo che per associazione l’altro riconosce e decifra. Agli stereotipi ricorriamo quando la nostra pigrizia mentale ci impedisce di trovare soluzioni divergenti a ciò che costituisce l’accettazione comune e stereotipata. Nel linguaggio verbale, specie quello pubblicitario, una vendita di tappeti è sempre ” favolosa “, gli sconti sono sempre ” eccezionali “, le svendite ” totali “, scorciatoie stereotipate per attirare i gonzi. A P. ho consigliato di aprire gli occhi, qualche volta, e di guardarsi intorno senza fare il non vedente.

Ci va carattere…

carattere_e_fisarmonicaAbituata come sono a considerare la terza età come un evento remoto, che vorrei lontano da me, non posso considerarlo tale in virtù del fatto che io e la terza età ormai ci guardiamo da vicino vicino. Insomma abituata così per quanto riguarda me, ho difficoltà ad immaginarmi come sarò. Ma il come sarò è presto reso esplicito dai messaggi visivi che vengono perennemente veicolati in televisione: all’ora di pranzo, giusto per disgustarti, passano sul piccolo schermo – piccolo schermo?!? ma se ora come ora le tivù sono diventate degli armadi… dire piccolo schermo fa ridere i polli, ma tant’è bisogna arrendersi ai modi di dire! – vediamo dentiere ballerine compagne di vita di mastici miracolosi, pannoloni dalla portabilità smart ma con l’aggravante dell’antiodore, unguenti dalle promesse ballerine che nemmeno gli impiastri di Maga Magò, multivitamine calibrate per uomini e donne – ma perché? – promesse di vita prossima ventura alla mercé di nipotini selvaggi e via così, di pubblicità in pubblicità, di senile realtà in senile realtà. Solo l’INPS che crede nella lunghissima vitalità dei propri contribuenti – sono convinta che le famose buste arancioni contengano messaggi subliminali del tipo Come sei giovanile! Come sei in forma! cose così –  si distingue dal coro senile e ci regala la promessa di una pensione anticipata, ma con rimborso ventennale, un gentile omaggio del cioccolatinoso Boeri per gli eredi del pensionante, perché, si sa, andare in pensione porta sfiga. Appena ti sfiora anche il solo pensiero pensionistico ecco una bella malattia incurabile e via – penso sia una delle opzioni del pacchetto che l’ INPS prevede per la terza età. Vien da dire, con le parole del poeta, che per avviarsi ad essere anziano Ci va carattere e fisarmonica, senso del brivido e solitudine…

Quando stai stirando con la tivù accesa, perché ti faccia compagnia, e ti scappa la riflessione.

20150526_21184720150526_212041Stirare è una faccenda noiosa. Spesso mi sembra tempo perso, anzi mi sembra tempo perso tout court. Per distrarmi dalle pieghe impossibili di una camicia che sembra messa apposta lì per farmi dispetto – cose che neanche l’inventore dell’appretto si aspetterebbe di trovare sulla sua strada – a mo’ di sottofondo sonoro accendo la tivù. Perché non la musica, sento dire da qualche parte. La musica no, merita attenzione e rispetto. Stirare è una faccenda noiosa e casalinga. Nell’atto ammetto anche la pubblicità, che solitamente evito come la peste. Passa una pubblicità di famiglie che guardano la tivù. Mi incuriosisco e presto attenzione. Le immagini quelle solite della pubblicità, bella gente, belle situazioni, una bimba bionda con il suo papà seduti sul divano, entrambi felici di essere lì a fare qualcosa insieme. Un gruppo di amici, eterogenei, niente solo maschi o solo femmine, che decidono democraticamente di vedere un film scegliendolo tra tanti – beati loro, che possono e riescono nelle scelte democratiche, nella vita reale pare che la forma più antica di consapevolezza politica e sociale popolare, ce la siamo giocata a tavolino, come in una pessima partita di calcio. Poi due amici fanno la stessa cosa, così come una coppia etero, ma formata da un uomo di colore e da una bionda WASP e altre situazioni nel breve volgere del tempo canonico di una qualsiasi pubblicità, con la “ réclame “ finale che consiglia l’abbonamento alla tivù a pagamento capace di cementare persone e situazioni. Che c’è di strano, tanto da attirare la mia attenzione casalinga? La bimba bionda è una persona con sindrome di Down. É la prima volta che mi succede di vedere una persona Down impegnata in una pubblicità che non sia specifica e che non promuova associazioni o giornate mondiali a loro dedicate. I due amici sono evidentemente una coppia omosessuale, una famiglia omosessuale. Bello, mi sono detta. Però mi è venuto il sospetto che si occhieggi a situazioni fuori dell’ordinario – in campo pubblicitario – proprio per risultare “ friendly “, perché una bambina Down o una persona omosessuale possano sentirsi appagati dal comparire in pubblicità, belli e felici, così come nella vita reale probabilmente stentano ad essere. Che la strada verso l’accettazione comune del diverso e non pubblicitaria mi sembra ancora tutta in salita. Chissà se la casalinga comune, mentre stira, fa caso e riflette su quanto le passa sotto gli occhi. Chissà.

Il bastoncino di Capitan Findus

Non guardo quasi mai la pubblicità, specie nel primo pomeriggio, quando ti cadono davanti agli occhi assorbenti, pannolini  e detersivi come se piovesse. Oggi, contrariamente al solito, ero immota quando è passata le scenetta seguente: esterno giorno, il bianco e il blu di presumibili Mari del Sud, veliero Findus. Il maschio adulto bluvestito Capitan Findus è stante in un canto della poppa, circondato da una ciurma di ragazzini dal genere misto, biondo crinati, di un bello patinato. L’età dei marinai è quella che garba ai pedofili. E tale sembra il ” nostro ” Capitano che pare avere una particolare predilezione per un biondino dai capelli a scodella, preferenza che si manifesta attraverso lo sguardo merluzzesco di chi sa di avere molto ascendente sul bambino, quando, con un cenno del capo ” comanda ” al biondino di tuffarsi in mare per disancorare il veliero dello schiavista.  L’ ” avventura ” termina su un terrazzo assolato dove, il sempre ” nostro ” Findus, intrattiene i suoi schiavetti, facendosi servire, e imponendo lo stesso servizio per gli altri, da una fanciulletta – femmina, naturalmente! – che garrula ammanisce, indovinate cosa? gli orridi bastoncini Findus arricchiti di Omega 3! I cattivi messaggi, neanche subliminali, in nemmeno tre minuti di pubblicità sono stati tantissimi: i grandi possono fare di te quello che vogliono, anche mandarti in acqua ad annegare,  con la scusa che quella è una prova di ” virilità, soprattutto se l’adulto ha il ” carisma ” da bastoncino congelato di Capitan Findus. E se sei su un veliero con un unico adulto ammiccante – e pedofilo – che male c’è? Inoltre l’allegra brigata dei giovani maschi devono sapere da subito che la femmina, anche se dodicenne, è sottomessa e lo sarà per sempre, con il beneplacito di quell’unico adulto. Cosa ancora più grave: la pubblicità passa in fascia non protetta, quando i bambini possono guardare la tivù e spesso non in compagnia di un adulto serio e responsabile. Brutta pubblicità, pessimi esempi. 

Pubblicità ( sput, sput )

Lo so biasimatemi, guardo la tivù mentre sono a tavola. Anzi la seguo così tanto da rompere i timpani ai miei figli se non smettono di parlare, quando ascolto l’unico telegiornale della giornata all’ora di pranzo – un’ora di pranzo che vira piuttosto verso l’ora di merenda… e che volete farci, siamo levantini!! Sicchè il totem è acceso e a quell’ora passa, naturalmente e più che mai, la pubblicità maledetta. Oggi, mentre ero lì con un tortiglione a metà strada, ecco che appare come una nemesi lo scarico otturato. Bene, se una volta il messaggio si limitava alla descrizione e lasciava libero sfogo all’immaginazione dell’utente che doveva, pindaricamente, figurarsi quell’insieme poltiglioso e/o tufagno che va ad ingrossare gli scarichi di ogni casa che si rispetti, adesso i maledetti pubblicitari sono passati ai fatti! E mentre tortigliavo il tortiglione, ecco in primissimo piano lo schifo del tubo che irrideva al mio pasto sugoso! Bleah,  profondissimo disgusto! Per non parlare poi di quell’altra pubblicità a base di batteri obesi, abitanti di cavi alveari stipati sotto il bordo del water, che tentano una sortita di fortuna al primo avvicinarsi del fatidico gel alla varechina atomica!! Sput e doppio sput. Tenterò un telegiornale a tarda ora, perlomeno lì sono in fase sonnacchiosa e i batteri non se ne avranno a male se chiudo gli occhi e buonanotte!