San Valentino ( la rondine sotto il cuscino )

La prima volta che mi trovai al cospetto di un Valentino’s day fu nei lontani anni della mia adolescenza, complice il mitico ” Linus ” di ODB – Oreste Del Buono, l’illuminato direttore del mensile a fumetti. Nelle strips dei Peanuts, più che un giorno di gaudio diventava un tripudio di cuori infranti e delusioni: Charlie Brown che tentava l’invio di Valentine alla ragazzina dai capelli rossi senza che la destinataria ne avesse consapevolezza – il classico amore unilaterale, perdente sul nascere- Lucy, la matriarca, alle prese con un riottoso Schroeder, Sally cotta allo spiedo per Linus, a sua volta ” avvolto ” in una love story con la coperta, Patty Piperita che avrebbe potuto essere felicemente ricambiata da un Charlie Brown infelice per un amore non amore. Fu lì che cominciai a subodorare che non fossero tutte rose e viole. L’unico a salvarsi era Joe Cool – Snoopy in versione Joe Falchetto – che ” tirava tardi al circolo studentesco lumando le pupe e fumando le pipe “. Che fosse il suo l’unico sano e saggio messaggio da tenere a mente per gli anni a venire? Non vi dico come è andata a finire, non è rilevante per l’odierna cronaca. Però stamattina ho aiutato D. a confezionare una ” Valentina ” per la sua bella. E’ stato felicissimo. Quando gli ho chiesto dettagli sulla consegna del biglietto mi ha risposto che avrebbe provveduto a darglielo nel pomeriggio. E poi? E poi, se le fosse piaciuto l’avrebbe portata in pizzeria a festeggiare il giorno di San Valentino. 12 anni e non li dimostra! 😀

P.S. Il titolo, direte voi, che razza di titolo è? Se la rondine è sotto il tetto per San Benedetto, per San Valentino non può che sostare ancora al calduccio sotto il cuscino. Con ‘sto tempo da lupi, poi! 😀 P.P.S. Buon San Valentino a tutti.

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( scritto nel lontano(?) 2012… ancora condivisibile, mi pare… )

Odibì

sbam_LINUS_580Come e perché, da tredicenne, cominciai a comprare Linus non me lo ricordo. E’ probabile che c’entrassero quelle mattine brumose e fredde, prima di entrare a scuola. Un autobus vecchiotto ci accompagnava sul tratto di strada rettilineo che separa la mia città da quella dell’entroterra, dove frequentavo una scuola d’arte; si partiva al mattino prestissimo e solo molto più tardi si faceva l’ora per entrare a scuola. Intanto andavamo in un bar dove tra gli sguardi curiosi dei primi avventori, consumavamo qualcosa di caldo. Di fianco alla caffetteria c’era una libreria/rivendita di giornali dove trascorrevo una buona parte di quelle ore. Fu lì di sicuro che comprai per la prima volta Linus. Il giornale aveva allora un odore, sapeva di carta speciale, una via di mezzo tra il non patinato e cartoncino leggero.  Difficile davvero descrivere la sensazione tattile e visiva di sfogliare quelle pagine, la febbrile curiosità di accedere alle storie che vi si raccontavano, storie a volte strampalate, tenere, politiche, satiriche, storie a strisce, fumetti. Erano i Peanuts a fare gli onori di casa, poi seguiva B. C. di  Hart e ancora il campagnolo finto ignorante Li’l Abner di Al Capp, marito di Daisy Mae e figlio di mamma Yokum. E non solo e non quelli. Tra le rubriche i Wutki, memorabile siparietto di Sergio Morando che si occupava di letteratura, giochi ( ! ) giochi di parole, limericks. E chi se non Oreste del Buono, Odibì come era chiamato, poteva aver voluto il giornale fatto in quel modo? Una rivista di fumetti che pubblicava, sì, storie a fumetti, ma parlava d’altro e di più. Il mitico direttore di Linus negli anni ’70 era una persona appassionata, uno che si innamorava delle novità; fu lui per primo ad interessarsi ad Andrea Pazienza e agli artisti dell’area di Bologna, grazie a lui so chi è Paz e tanto altro. Alla fine di quel decennio finì la sua collaborazione con la rivista e anch’io smisi di comprare Linus, non aveva più senso leggere qualcosa che aveva preso un’altra strada; senza Odibì Linus non era più un piacere. L’altra mattina, passando davanti ad una edicola ho visto in vetrina il numero di settembre della rivista. Accanto al titolo, con un corpo più piccolo, ma grande tanto perché potessi notarlo, c’era quel dedicato ad OdB che me l’ha fatta ricomprare. Raccontano Oreste del Buono, a dieci anni dalla morte – 30 settembre dl 2003 – sua figlia e i suoi collaboratori di allora; il direttore di Linus, deliberatamente ignorato da sempre dall”intellighenzia italiana e dai critici. Un silenzio vergognoso privo di commemorazioni, in un paese dove si commemorano anche le pietre, ha accompagnato il decennale dalla sua morte. Nel ricordo di Ranieri Polese c’è scritto:

Quando, nel 1996, si decise a raccogliere in un libro trentatré ritratti di amici & maestri ( il trentaquattresimo era dedicato all’epica rivalità tra Rizzoli e Mondadori ), Oreste del Buono diceva di assolvere un dovere nei confronti di persone della sua generazione, di quelle che avevano avuto ” la crudele ricompensa di essere dimenticate in fretta “. Non sapeva, non poteva sapere che anche a lui sarebbe toccata quella ricompensa crudele.

San Valentino ( la rondine sotto il cuscino )

La prima volta che mi trovai al cospetto di un Valentino’s day fu nei lontani anni della mia adolescenza, complice il mitico ” Linus ” di ODB – Oreste Del Buono, l’illuminato direttore del mensile a fumetti. Nelle strips dei Peanuts, più che un giorno di gaudio diventava un tripudio di cuori infranti e delusioni: Charlie Brown che tentava l’invio di Valentine alla ragazzina dai capelli rossi senza che la destinataria ne avesse consapevolezza – il classico amore unilaterale, perdente sul nascere- Lucy, la matriarca, alle prese con un riottoso Schroeder, Sally cotta allo spiedo per Linus, a sua volta ” avvolto ” in una love story con la coperta, Patty Piperita che avrebbe potuto essere felicemente ricambiata da un Charlie Brown infelice per un amore non amore. Fu lì che cominciai a subodorare che non fossero tutte rose e viole. L’unico a salvarsi era Joe Cool – Snoopy in versione Joe Falchetto – che ” tirava tardi al circolo studentesco lumando le pupe e fumando le pipe “. Che fosse il suo l’unico sano e saggio messaggio da tenere a mente per gli anni a venire? Non vi dico come è andata a finire, non è rilevante per l’odierna cronaca. Però stamattina ho aiutato D. a confezionare una ” Valentina ” per la sua bella. E’ stato felicissimo. Quando gli ho chiesto dettagli sulla consegna del biglietto mi ha risposto che avrebbe provveduto a darglielo nel pomeriggio. E poi? E poi, se le fosse piaciuto l’avrebbe portata in pizzeria a festeggiare il giorno di San Valentino. 12 anni e non li dimostra! 😀

P.S. Il titolo, direte voi, che razza di titolo è? Se la rondine è sotto il tetto per San Benedetto, per San Valentino non può che sostare ancora al calduccio sotto il cuscino. Con ‘sto tempo da lupi, poi! 😀  P.P.S. Buon San Valentino a tutti!