Segnalato su FB dall’amica Emilia condivido come insegnante appassionata – da Nuovo e utile – teorie e pratiche della creatività
- I ragazzi non devono annoiarsi a scuola: chi si annoia non impara.
- Il contrario di “annoiarsi a scuola” non è “divertirsi”. È “essere interessati”.
- L’interesse nasce di fronte a qualcosa di nuovo e complesso ma comprensibile: una sfida difficile ma non tanto da non poter essere affrontata.
- Qualsiasi argomento può essere reso interessante. Però bisogna lavorarci.
- Dammi un motivo convincente per interessarmi a un argomento e proverò interesse.
- Il motivo non può essere altrimenti prendo un brutto voto. I brutti voti non sono la versione incruenta delle frustate.
- I voti (forse) misurano, ma non motivano a imparare.
- Cioè: i voti sono una discutibile motivazione esterna. La motivazione interna è più potente.
- I finlandesi fanno a meno dei voti fino ai 13 anni e sono bravissimi a scuola.
- Andare a scuola per prendere bei voti è come andare a un concerto per avere un biglietto da incorniciare.
- I test Invalsi non c’entrano coi voti individuali ma misurano l’apprendimento complessivo: sono il maxitermometro della scuola.
- Il maxitermometro non è perfetto? Non è una ragione per buttarlo via e far finta di niente.
- L’apprendimento è un processo complicato, fatto di percezioni, ragione, emozioni, memoria, strategie, esperienza, ambiente, autostima…
- … per questo insegnare è molto più che “dire” o “spiegare”.
- Il come si insegna è importante quanto il che cosa si insegna. Il come fa la differenza.
- “Insegnare” è anche insegnare a imparare: metacognizione è la parola magica.
- “State attenti” è un’ingiunzione paradossale. Proprio come “sii spontaneo”.
- Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco.
- Una materia è come una città. Dammi buone mappe e aiutami a esplorarla.
- In aula sarebbe bello sentire di più le voci dei ragazzi.
- Esistono modi per far parlare i ragazzi senza che l’aula si trasformi nel mercato del pesce.
- I ragazzi capiscono prima e meglio quando possono fare domande o discutere un tema.
- Leggere a voce alta non è una roba da bambinetti. Serve a percepire bene gli andamenti del testo.
- Leggere a voce alta i propri scritti è anche il modo migliore per imparare a rileggerli cercando il senso, e a correggerli. E non è roba da bambinetti.
- Mandare a memoria un testo che piace non è roba da bambinetti.
- Ehi… alcune cose – dalle tabelline all’aoristo – vanno per forza mandate a memoria. Per il resto, se uno prima non capisce, non sta studiando: appiccica.
- Se studio solo per l’interrogazione, è ovvio che dopo dimenticherò tutto, e amen.
- Le competenze di base sono: leggere, scrivere, far di conto. Leggere vuol dire capire quel che si legge. Oggi, due italiani su tre non ce la fanno.
- Vogliamo che i ragazzini si appassionino alla matematica? Facciamoli giocare coi numeri.
- … quando sono più grandi: esempi, domande, discussione, sfide.
- Invitiamo i ragazzi a leggere per loro piacere ogni giorno (qualsiasi cosa, fumetti compresi).
- No, I Malavoglia non sono una buona esca per catturare un lettore debole.
- Chiedere all’analisi testuale di dar conto della magia di una narrazione è come chiedere a un anatomopatologo di dar conto del sex appeal di Marylin Monroe.
- Apri la mente a quel ch’io ti paleso / e fermalvi entro; ché non fa scïenza, / sanza lo ritenere, avere inteso. Questo lo dice papà Dante.
- Scrivere o adottare libri di testo pedanti, minuziosi e astrusi è sadico.
- Studiare su libri di testo pedanti, minuziosi e astrusi è una tortura.
- “Non dire né troppo poco né troppo. Di’ il vero. Sii pertinente. Sii chiaro, non ambiguo, breve, ordinato.” Sono le massime di Grice. Valgono anche per i libri di testo.
- Prima di chiederci quanto costa un libro di testo domandiamoci quanto vale, quanto serve, quanto verrà usato, capito e ricordato.
- La Lim è un mezzo, non un fine e non sostituisce un bravo insegnante. Però aiuta.
- I compiti a casa non valgono per recuperare quel che non ho fatto a scuola.
- Non darmi compiti a casa se poi non controlli che io li abbia fatti.
- Non darmi compiti a casa se prima non mi spieghi come organizzarmi.
- …e poi me lo rispieghi. Se imparo come studiare, varrà per tutta la vita.
- Comunque, fammi lavorare più a scuola che a casa.
- Se lavoro poco a scuola, a casa non lavorerò per niente.
- … e non lasciarmi tutto solo a casa con le cose più noiose da fare.
- Permettimi, ogni tanto, di dirti che non ho studiato. Ma impegnami a recuperare.
- Stabiliamo a ogni inizio d’anno un patto coi ragazzi, anche i più piccoli: poche regole di comportamento chiare. E scritte. E facciamole rispettare.
- Incoraggiamo i ragazzi a essere leali e a non barare.
- Copiare è barare.
- …e il copia e incolla dal web non è tanto meglio.
- Guidiamo i ragazzi a esercitare il pensiero critico sulle fonti.
- Fare l’insegnante è uno dei mestieri più frustranti, più appaganti, più complicati.
- Un paese civile deve fare il tifo per i suoi insegnanti.
- “Un investimento in conoscenza paga i migliori interessi”. Lo dicono Benjamin Franklin e Bankitalia.
- Come attirare i talenti migliori verso l’insegnamento? C’è la ricetta finlandese: riconoscimento sociale ed economico.
- Un paese civile deve pagare i suoi insegnanti.
- …ma In Italia sono bassi gli stipendi, e non c’è progresso tra inizio e fine carriera.
- …eppure la spesa nazionale per studente è alta: dov’è l’inghippo?
- Il Programma non è il Vangelo. Ogni classe, ogni scuola è una storia a sé e l’autonomia è necessaria.
- …ma funziona solo se gli obiettivi sono chiari e misurabili e se i risultati vengono valutati: è la differenza tra autonomia e anarchia.
- L’autonomia ha bisogno di controlli reali, efficaci, frequenti, diffusi su tutto il territorio.
- Per migliorare un intero sistema scolastico bastano dieci anni. L’ha fatto la Germania.
- … per migliorare le performance degli studenti basta anche meno. Ci è riuscito il Giappone.
- Se niente cambia, niente può migliorare.
- I problemi non si risolvono applicando vecchie procedure, ma trovando nuove opzioni.
- La scuola non è un’azienda: questo non l’autorizza a essere dispersiva e inefficace.
- Vogliamo promuovere il merito? Cominciamo da presidi e insegnanti.
- Molti insegnanti stanno già cambiando tutto. Valorizzarli, magari.
- Il pedagoghese “vacuo e inconcludente” fa rivoltare il maestro Manzi nella tomba. Che lui venga a tirare i piedi a chi lo usa.
- Il burocratese sgangherato fa piangere Santa Grammatica e imbufalire San Buonsenso.
- Tutti gli studenti di tutte le discipline (scientifiche, umanistiche, artistiche, tecnologiche…) hanno pari dignità e meritano insegnanti competenti.
- Formare vuol dire scovare ed esaltare le capacità di ogni singolo studente.
- Formare è diverso da uniformare.
- Lasciami essere curioso. Non obbligarmi a essere compiacente.
- La scuola chiede di imparare senza errori. La creatività chiede di imparare dagli errori.
- La scuola insegna risposte standard. La creatività fa domande diverse per trovare nuove risposte.
- In un futuro prossimo faremo mestieri che ancora non esistono.
- Qualsiasi cosa io faccia in futuro, dovrò continuare a imparare per tutta la vita. Non darmi nozioni che diventeranno obsolete: dammi un metodo.
- …cioè: “non regalarmi pesci: insegnami a pescare”.
- La scuola non può cambiare senza il supporto delle famiglie.
- Un buon modo per avere figli lettori è leggergli storie quando sono piccoli.
- Un buon modo per avere figli bravi a scuola è avere molti libri in casa.
- Sopperire alla mancanza di carta igienica a scuola non basta.
- …e non basta chiedere la (urgentissima!) manutenzione delle scuole.
- (Coda di paglia ministeriale: girare uno spot per l’istruzione pubblica in una scuola privata).
- L’abbandono scolastico è un dramma: chi lascia la scuola cresce come cittadino dimezzato.
- Noia e routine schiantano sia gli studenti migliori, sia quelli che fanno più fatica.
- “Premiare il merito” ed “educare tutti” sono obiettivi complementari, non contrapposti.
- Per l’interesse dei figli dobbiamo pretendere insegnanti preparati e tosti.
- Sbagliato chiedere indulgenza. Giusto chiedere equità, rigore, competenza, passione.
- Sì, esistono anche studenti maleducati. E sì, la responsabilità è delle famiglie.
- La scuola è un diritto che pretende doveri: non c’è crescita senza responsabilità.
- La scuola è una faccenda che interessa tutti noi. Ma tanto, ma tanto, ma tanto.
- Non vado a scuola per un pezzo di carta, ma un pezzo di futuro.
Questo post esce anche su internazionale.it. Se vi è piaciuto, potreste leggere gli altri post di NeU su scuola e istruzione.