In tuo ricordo, Ross

DSC05677Mi gira nella testa da giorni, la canzone del non essere. Mi dirai: Ogni anno mi dedichi una canzone? So che non può dispiacerti, amavi la musica quanto io l’amo e a in comune avevamo le stesse parole da ricordare. Continuiamo a scriverti, continuo a pensarti e finché sei viva nel ricordo, sei viva e sorridente come allora. Amica mia ti ho detto stamani, abbraccia ognuno di noi, allarga il tuo azzurro cielo a proteggerci dal nulla. Rimani qui, non stancartene.

Lo sai che colore han le nuvole basse
e i sedili di un’ex terza classe?
L’angoscia che dà una pianura infinita
Hai voglia di me e della vita
di un giorno qualunque, di una sponda brulla?
Lo sai che non siamo più nulla?
Non siamo una strada né malinconia
un treno o una periferia
non siamo scoperta né sponda sfiorita
non siamo né un giorno né vita.

( Francesco Guccini )

Trent’anni dopo

traniSe fossero stati solo vent’anni ne avrei scritto di ” cappa e spada ” come una rediviva Dumas, ma si sono trattati di trenta lunghi anni e direi che l’incontro postumo vada comunque raccontato, non fosse altro per l’epilogo ridicolo che la storia ha assunto. Insomma C. mi telefona domenica: Sto per partire per la Puglia, in gita scolastica! Apro una parente, come avrebbe detto un mio collega in vena di stupidaggini, per fare un panegirico delle gite scolastiche… ehm, viaggi di istruzione. Se non ci fossero questi di mezzo quei viaggi, direi pure i pellegrinaggi, per l’Italia dei luoghi santi della nostra vita, con molta probabilità li scarteremmo. I viaggi ” in cerca di ” li abortiamo spesso a priori – come scartiamo i pranzi di classe con quelli delle elementari, tanto per dirne una – e per pigrizia e per paura, sì paura del tempo passato tra una scena e l’altra. Il ragionamento è sempre quello: da giovani si è in un modo ed è un conto, ma da ” grandi “? Chi troverai dall’altra parte, la persona che conoscevi o una perfetta sconosciuta? E la ” dirimpettaia ” che pensieri potrà nutrire nei tuoi confronti? Come ti troverà, che impressione le farai? Una bella faccenda. Ma i viaggi di istruzione salvano capra e cavoli; in fondo puoi sempre giustificare le tue défaillance con la stanchezza delle notti passate insonni e delle giornate passate in giro. Giusto per parlare della fisicità dell’incontro. Quanto al ” dove eravamo rimaste? ” c’è sempre il telefono, mezzo salvifico e connettore di pensieri e parole che congiunge i ricordi scompagnati e li fa diventare un tutt’uno – serve anche a dirsi com’è il presente, il telefono, ma si sa il passato risulta edulcorato dalla patina di quello che è stato, smussato dall’idea che lì eravamo il meglio, salvo poi rilevare da qualche lettera scritta allora oppure dai diari che lo sconcerto del vivere era quotidiano allora come ora e per ogni secula seculorum, amen. Bene, C. viene dalla Sicilia con la sua classe di terza media a visionare la cattedrale che aveva già visto allora e poi di seguito castel del Monte e via il resto – un giro di cinque giorni fitto fitto, ma la Puglia – promozione turistica – merita molto. Arrivo venerdì mattina alle dieci, mi dice. Le dico che venerdì mattina a quell’ora ho un’ora ” buca ” e senz’altro sarò felice di riabbracciarla. Ma il boss mi ricorda, qualche giorno prima, che alle dieci e trenta abbiamo un incontro in biblioteca con il sindaco e la corte celeste che assegna nomi alle strade – vogliono intitolare un ” pezzo ” di città, strade oppure un giardino, un anfratto, un recesso – quello che è – ai caduti delle foibe – e va be’ non è colpa mia – coinvolgendo le scuole per trovare un nome appropriato a furor di ragazzino. Allora, per continuare con la mia cronistoria, dico al boss che devo incontrare per poco tempo la mia amica e che, in seguito, lo avrei accompagnato alla bisogna. Lui di tutta risposta mi dice: Non ci sono problemi, vengo anch’io a salutare la tua amica! Che cosa?!? Oh, e voi pensate che sia rimasto a scuola? Ma neanche per l’anticamera del cervello! S’è scrollato di dosso il solito genitore in lamentizia e mi ha seguita alla cattedrale, dove l’inconsapevole C. ha visto raddoppiare i suoi interlocutori e invece di una remota amica di studi s’è ritrovata con una remota e un presente. Il quale presente ha manifestato un entusiasmo incredibile, c’è mancato poco scodinzolasse. In più ha parlato solo lui e io ho solo abbracciato l’amica, le ho fatto una carezza e le ho detto a mezza voce: Sei sempre la stessa, asserendo la verità di una constatazione amichevole dei fatti. Ci siamo lasciati da lì a poco con la promessa del presente: Ah, il prossimo anno verremo noi in viaggio di istruzione in Sicilia! Possiamo sempre pensare ad un gemellaggio, non trovi R.? Rivolto a me. Va buo’, fammi tacere che è meglio. Per fortuna esistono i telefoni e con C. ci siamo rifatte la bocca domenica con un paio d’ore di chiacchierata, passato, presente e futuro. I dirigenti scolastici, come li vuoi li trovi!

Senza trucco né parrucco – anything for love

anything for loveIl post precedente era volto al biasimo della parrucca per nascondere la calvizie determinata dalla malattia e dalla conseguente cura della stessa – che una si chiede, in questa circostanze, situazione che ho mal vissuto di rimando, se è peggio la malattia oppure il rimanere calve per la cura… ma è un discorso lungo e anche doloroso e non è quello che desidero raccontare ora. Dicevo dunque, del fastidio percepito nel guardare tutte quelle parrucche variamente utilizzate per ” adornare ” teste pelate. É stato qualcosa che non mi ha affatto commossa. Nella malattia è del sostegno tangibile di chi ti ama che hai bisogno e quello era un film, neppure granché bello. Mentre nella vita di tutti i giorni succede che una donna malata di tumore e curata con la chemio perde tutti i capelli – situazione comune a quella del film e comune a tante altre storie che conosciamo o che accadono. La donna reale, Gerdi Mckenna, ha tante amiche, belle amiche che le vogliono bene. Cosa può fare un’amica per te, per mostrare tutto l’amore che nutre nei tuoi confronti nel caso della malattia? Certo è difficile ammalarsi per empatia e poi chi lo vorrebbe? Ecco questo gruppo d’amiche ha deciso allora di ” lavorare ” sugli effetti della malattia. Gerdi è diventata calva per la chemio e le sue amiche sono ” diventate calve ” per amore di Gerdi. È così che avviene tra persone che si amano profondamente. Mi ha commosso questa storia, così come mi ha commosso vedere il video che le amiche hanno voluto realizzare per Gerdi.

Con affetto, il vischio e gli ammennicoli per il nuovo anno

vischioDal blog dell’amico Roberto una condivisione finale, con l’augurio che porti bene ragionato a tutti. Buon anno nuovo!

non fiori ma opere di bene: una guida ragionata al vostro miglioramento per l’anno a venire, sempre che vogliate migliorare

Vi appunto qui, per vostra comodità, un po’ di buoni propositi che dovreste porvi come obiettivo per il prossimo anno. Qualche suggerimento utile a trarre ispirazione per i vostri status su Facebook, ma anche per avere un archivio qualora, nel corso del 2014, vi dimentichiate ciò che avevate promesso di fare: una dieta, essere più pazienti con i vostri anziani genitori, iscrivervi a un corso di tedesco per consentire al vostro cervello una fuga dall’Italia più comoda e così via. Nel dubbio, memorizzatevi da qualche parte l’url di questo post. Non si sa mai.

Intanto mettiamocelo bene in testa. Se c’è qualcosa che ci mette i bastoni tra le ruote non c’entrano né i costi della politica tantomeno gli spioni dell’Nsa. Il pericolo è la gente, almeno nove su dieci delle persone che incontriamo ogni giorno dal vivo o sui socialcosi – e non escluderei nemmeno i nostri contatti più vicini – sono contro di noi e il nostro progresso, usano l’arma del grilleggio, dei forconi, del nazi-animalismo, del cuore fatto con le dita e del veganismo per convincerci che studiare non serve più, che siamo noi i colpevoli della fine dell’umanesimo e ci propongono un medioevo mascherato da rinascimento. Al punto uno delle cose da fare metterei proprio chiudere i rubinetti della disponibilità verso i nostri simili, cercare di indurre questo prossimo a sfogarsi con quello successivo, ne va del nostro benessere. Individuiamo quel profilo su dieci che ci somiglia, di uno con cui confrontarsi ce n’è d’avanzo. E, ricordatevi, se avete bisogno, sono qui.

E poi finiamola di fare tutti la stessa cosa e di ripeterla a oltranza. C’è davvero tutto questo bisogno di postare i fumetti con le nostre sembianze? Di fare il twerking con cani e porci? Di indossare scarpe da tennis alte e borchiate tutti quanti? Di sposare le cause tutti insieme anche quando nemmeno sappiamo chi diamine siano le Pussy Riot? Di riempirci di rate per poter ostentare selfies con gli amici? Diamo il nostro voto a chi proporrà un numero limitato per ogni cosa. Non più di un milione di smartphone sul mercato italiano, quelli che restano fuori utilizzeranno qualcos’altro. L’oroscopo di Brezny che si autodistrugge dopo diecimila letture. Un numero massimo di un centinaio di buongiorno di Gramellini, poi il suo spazio editoriale sull’Internet cambia la password che gli sarà fornita solo nel 2015.

Per il resto dovremmo incazzarci di più ma con chi, davvero, se lo merita e prendere posizioni ferme sulle cose che contano. Evitare i bar che hanno il videopoker, ostruire le corsie dell’autostrada alle mostruosità a quattro ruote che non portano pazienza, cancellare i canali Mediaset dalle nostre tv, deridere pubblicamente i lettori di romanzi fantasy e di Libero, non cliccare più sui video delle tragedie che i quotidiani online pubblicano impunemente, smettere di seguire il calcio, togliere il saluto a chi scrive qual è con l’apostrofo e a chi vota i cinque stelle, seguire The Newsroom con maggior assiduità che i talk show in cui è ospite Andrea Scanzi. Proviamoci, per una volta. L’appuntamento è qui, su queste pagine, tra un anno. Tutti a raccontarci come è andata. Magari, a nostra insaputa, avremo dato inizio alla New Age.

Il nemico invisibile

bambolaUna bambola bionda è un oggetto innocuo. Una bambola bionda nelle mani di una persona anziana è un oggetto che dapprima disorienta, poi ti fa pensare. Guardavo poco fa, dalla parrucchiera, una signora che è stata donna e madre, ha vissuto una vita piena di eventi, ricorrenze, storie; perse tutte, fuggite via dalla sua mente regredita ad una infanzia tardiva, resa manifesta proprio attraverso quella bambola bionda che lei stringeva tra le braccia, accarezzandola. La donna che l’accompagnava usava nei suoi confronti le stesse espressioni che si utilizzano con i bimbi, un misto di dolcezza e di ferma determinazione, per farle togliere il cappotto e farla rimanere seduta allo stesso posto per il tempo che sono state lì. Di tanto in tanto le ricordava che il maglione che aveva indosso era di lana e di colore bordò, che erano lì perché la parrucchiera potesse renderla bella. Qualcosa di infinitamente triste da guardare, di infinitamente triste da vivere. Di fronte alla morte prematura di una persona cara, al cospetto dell’espressione di una vita morta mi chiedo sempre perché. Perché la natura oppure la chimica, il destino, la trimurti, quello che volete, si accaniscono in questa maniera assurda e cattiva? Perché si è condannati a vivere una vita estranea fatta di una nebulosa al posto del cervello? Perché? Troppo razionale per capire l’irrazionalità della vita? Non si può morire quando si ha ancora una vita davanti, me neppure vivere con una vita davanti fatta di vuoto assoluto! Mi viene da pensare se la vita stessa non sia un nemico invisibile celato nelle fattezze di una bambola, tenuta in mani improprie.

Ciao dolcezza, ciao S.

Un aneurisma, hanno detto. Mi ha fatto pensare agli interruttori di ceramica di una volta, quelli che avevano una manopolina a farfalla, invece del pulsante, che quando la giravi, la farfalla, si spegneva ogni cosa e tu rimanevi al buio, quell’attimo sospeso che ricordava la luce di poco prima, per poi piombare nell’oscurità senza limiti. Deve essere stato così anche per te, un attimo, poco prima la luce e poi il buio, per sempre. Si diventa fatalisti da grandi, ce lo siamo dette mille volte, ogni volta ai ” funerali della scuola “, la mamma di quella, il marito dell’altra. Ci si diceva sgomente, capita, si è sotto il cielo, aggiungevi tu. Sorretta da una fede discreta, non rumorosa o esibita, avevi però allergia profonda per i funerali. Ti dava fastidio la tanta gente che mostra dolore, senza provarne, sepolcri imbiancati, definizione tua, anche questa. Ma alla fatalità non so arrendermi, non ci sono riuscita stamattina, nonostante abbia la tua immagine muta e ferma davanti agli occhi. Mi vengono in mente i sorrisi, il tuo modo di raccontare, il tuo tirarti la giacca verso il petto, il cappello di lana d’inverno, le gite fatte insieme, il viaggio a Trieste, tanti, troppi anni fa, come eravamo giovani! E nonostante non ci si trovasse come prima, tutti i giorni, nelle nostre aule, era sempre vivo il tuo interesse per quello che facevamo e per quello che anche tu facevi, altrove. Domenica hai mandato messaggi a tutti: Domani niente scuola, per l’allerta meteo. Ti ho risposto, sì, credo, non riesco a ricordare quest’ultima cosa così vicina nel tempo. Ti sei accorta del distacco? Spero di no, se te ne fossi resa conto non te ne saresti andata via, non avresti lasciato tua figlia, tuo marito, questo vuoto terribile e senza fine. Non riesco neppure a dirti riposa in pace, tu eri già in pace con te stessa e con il mondo… amica mia carissima continua a stare lì dove sei sempre stata, nei nostri cuori per sempre, cara, per sempre.

Cara Ross…

ross e rosCome va nell’azzurro, oltre le nuvole? Sei serena lassù, ci sono gli oleandri fioriti? Ti arriva la brezza del mare, di quello specchio d’azzurro in cui sei immersa? Mi piace pensarti sorridente in una perenne giornata di sole e di primavera… ma a parte le tante domande che mi vengono in mente, ti sto scrivendo per raccontarti di noi, di quello che è successo negli ultimi tempi. Dacché hai iniziato a viaggiare sono successe molte cose, ti riferisco le più gioiose, le altre le lasciamo rimanere nel chiuso dei nostri pensieri. Scorre nuova linfa nella nostra grande web/famiglia: i Magma stanno imparando la difficile arte dell’essere genitori e Thanh è il loro maestro – vedessi com’è, uno splendido sciupafemmine! La nostra Lilla sta imparando, anche lei, la semplicissima capacità di rimbambire dietro un pezzettino d’uomo – a tempo debito l’abbiamo fatto tutte, rimbambire dietro un uomo dico, ma con un nipotino è pericoloso, è una di quelle cose dalle quali non ti riprendi mai! Maggie/Susanna ha smesso di investire istrici a beneficio dell’investire la propria vita nel rendere felice un uomo – e la felicità ritengo sia reciproca, visto che un bel matrimonio ha sancito l’inizio di un progetto di vita comune. Il Papero aveva intrapreso un noviziato da lettore di libri, ma poi, chissà perché, ha desistito – sarà il caso di metterci una buona parola affinché riprenda? Fab è un po’ che non si vede, tutta presa com’è con il futuro Renzo Piano e con le sue magnifiche creazioni in pasta di zucchero. Miss Sily è in un momento di grazia, ma sicuramente già lo sai visto che spesso viene a trovarti sul tuo blog – il suo sorriso dolce, con le fossette, è la cosa più bella per la quale parteggiare. Kali ha iniziato ad andare per aule scolastiche – be’, chissà come, non la invidio! Gianburrasca, Marco Salmastro anche loro due non si vedono più da queste parti, ma avranno pensieri per te, sicuramente. La bionda Ariel ha deciso di folleggiare altrove; tuttavia ha promesso di tornare prima di Natale per il consueto presepe, mi raccomando, non mancare! Sicuramente ho dimenticato tanti, però tu sai come fare a recuperare notizie, non hai timori di sorta a viaggiare. Ah, di me non ti racconto niente di più di quello che a volte immagino, a volte sogno, a volte spero – sogni e speranze riposte nel mio cuore visibili solo da chi abita nell’azzurro, come te. Ti abbraccio forte, Amica mia, ti abbraccio nel giorno che ricorda l’inizio del tuo viaggio…

Il pullover che mi hai dato tu

lanaPoco fa sono uscita; le strade lucide di pioggia, il traffico impazzito – la pioggia torrenziale del pomeriggio, mista a grandine, ha sconvolto gli animi. In queste circostanze siamo come formiche impazzite che, al minimo accenno d’acqua, cercano rifugio passandosi l’un l’altra le informazioni necessarie per non soccombere, formiche già nascoste nelle auto in fila, in difesa, informate e timorose dei lampi che illuminavano il già luminoso cielo della città. Sono passata accanto ad una vetrina dove faceva mostra di sé un maglione di lana grossa, lavorato a trecce irlandesi. Ad un tratto, nonostante il caldo di scirocco m’è venuta voglia di mettere addosso quel maglione, di percepire la morbidezza della lana, il suo calore. Un desiderio irragionevole. Ho pensato ad un maglione che mi fu regalato, lo indossava un ragazzo che avevo appena conosciuto, amico del fidanzatino d’allora. Parlavamo e ad un tratto, senza una premessa logica, gli dissi che quel maglione era bello e mi piaceva molto. Lui se lo sfilò e me lo diede, senza difficoltà, con la stessa irrazionale logica con cui gli avevo detto del mio piacere. Un desiderio irragionevole accontentato allora, ma stasera non sarebbe stato possibile indossare un pullover di lana, per smorzare una voglia.

Chissà dove sei

Francesco+De+Gregori+fdegregoriTi ricordi? Avevamo l’ellepì con l’agnello di Dio registrato su una musicassetta che mandavamo a ripetizione. Le avevamo imparate a memoria, alla fine, le parole delle canzoni snocciolate come un rosario, cantavamo nella notte noi due sole, a volte mano nella mano, per dirci ci sono stai tranquilla. Ci credevamo donne fatte, ma eravamo poco più che ragazze, io studentessa tu baby sitter. Fumavi Rothmans l’avei imparato a Londra e a volte mi dicevi prova, almeno una volta. E provavo senza provare per questo un particolare interesse. Siamo state davvero inseparabili per tre anni. Chi ci inviatava ad uscire si ritrovava immancabilmente con due invece che una ed era un bell’impiccio se le mire erano altre – come quasi sempre capitava. Il nostro parlare era iniziato con un tuo mal di denti, due sconosciute buttate in una stanza dove occupavamo ognuna il posto letto che avevamo affittato. Tu quel giorno non sapevi che mi avresti trovata e neppure era nei nostri piani quel legame profondo che ci ha tenute insieme. Ho iniziato a farti domande, per distrarre il tuo fastidio. Alla fine non sentivi più nulla e ti sembrava strano che ti avessi curata a base di chiacchiere. E poi le prime uscite, quella volta che perdesti a piazza della Signoria cinquecento lire – una cifra per noi! – tutto per stare alle costole di due americani bellocci, ma timidi. E quanti improperi si sono beccati i due, alla fine! E Tobia, il gatto bianco preso alla protezione animali, con un occhio verde e quell’altro celeste, sordo, che amava rosicchiare i miei libri e schizzare il tuo letto. Poi lo portammo a casa tua, in montagna. Ma non durò più di tanto perché, sordo com’era fu investito, povero. E i tuoi genitori, carissimi e gentili, e la zia Cate’ antifascista e il ciabattino fascista che litigavano di continuo. E le nevicate fitte fitte, in inverno, nei fine settimana dai tuoi. Poi d’estate eri qui, passavamo le giornate a ridere e tu a provare cibi che scartavi a priori, ma che assaggiati una sola volta poi mangiavi con gusto. Infine senza più lavoro sei tornata a casa. Ti sei sposata a settembre, al termine dei miei anni di studio, incinta della tua unica figlia. Com’è che ci siamo perse, com’è? Non so se hai mai provato rancore nei miei confronti per essermene andata, per aver fatto ritorno anch’io a casa. Ma non c’è stato tempo in cui abbia perso la tua memoria, non c’è stata stagione in cui non abbia pronunciato il tuo nome. Tu sei stata il mio contraltare, la mia prima sorella. Ho visto le foto che tua figlia ha postato su facebook, tu con la tua nipotina e tuo marito. Sei tu, con più anni, come me. Non so se avrò mai il coraggio di dirti che sono ancora qui a scrivere di noi due. Chissà dove sei, perduta nei segni con la tua sigaretta come una matita e le tue speranze di vittoria, io ti ho accettata come una bella calligrafia, un biglietto da visita e due occhi diversi…

 

 

Stessa spiaggia stesso mare

stessa spiaggia stesso mareRitornare dopo un anno al mare ti dà la dimensione esatta dei rapporti sociali che si sono consolidati con gli anni, specie se nello stesso posto hai una cabina storica – che se dovessero venderla avresti il diritto di prelazione insieme alla coinquilina, amica, sorella – e della staticità della scena specie se a bagnarti è sempre – ahimè – lo stesso mare. Al secondo giorno di sole, tutte le tartarughe – e per bisogno di sole e per annosità – sono venute al pettine e dunque c’è stato un balletto di baci e abbracci e come stai e come è andato l’inverno – che una si chiede: Ma questi, d’inverno, dove si nascondono? Insomma, salotto. Ti fa piacere comunque che la costumanza paga e l’essere discreta e disponibile ti rende piacevoli le giornate marine. Anche la cara N. sarà con noi quest’anno ancora, con il suo piccino meno cucciolo, una N. come è stata l’altro anno, bella e solare e amichevole. Ho pensato molto a lei, nei giorni passati, perché a I Dialoghi di Trani ho incontrato una persona che lei conosce bene. Chi è vecchio lettore di queste pagine ricorderà il tombeur che la perseguitava, lui vecchiettino arzillo e spudorato, lei giovane mamma di poco trentenne, una liaison unilaterale che ha scatenato le nostre più grasse risate per tutto il tempo che è durata, ma che ha infastidito non poco l’amica N. Insomma nella platea del castello Svevo chi ti vedo tra il pubblico, lui!, il maniaco che lì per lì non avevo riconosciuto, ma poi facendo un lavoro di ricostruzione è venuto fuori che io il tizio lo conoscevo, eccome! Sistemato nella fila appena dietro alla mia si preoccupava di sistemarmi la giacca che spesso mi scivolava. Grazie! per la prima volta, Grazie! per la seconda volta, quando nel cervello mi s’è disegnato il quadro al gran competo e ho finalmente ricordato e benissimo, ho infilato la giacca di gran carriera per timore di un approccio non propriamente spontaneo. Riferito ad N. il trascorso l’ho vista impallidire e guardandosi attorno temendo traccia dell’arzillo, ma l’ho rassicurata perché, tra i tanti presenti, lui risultava essere ancora assente. E, ad occhio e croce, tutte speriamo che rimanga tale per tutta l’estate. Amen.