Colazione da Tiffany Il primate bofonchia alla collega tappa ma tosta, senza guardarla: A che ora prenotate la colazione? Sguardo sgomento della tappa a tutti noi e di rimando: Perché è obbligatoria la prenotazione? Ad ogni modo per domattina alle 7,00. E lo scimmione: Non è possibile, la sala è già occupata dall’altro gruppo – il gruppo altro è costituito da adulti cinesi vocianti e ” leggermente ” maleducati, come avremo modo di rilevare in seguito. La tosta comincia ad innervosirsi, ce ne rendiamo conto dall’uscita di scena fatta con disappunto. O scimmione, cosa credi di avere al posto di una sala da colazione, la vetrina di Tiffany con annessa Audrey Hepburn? A. quella alta ed egualmente tosta arriva a mediare un orario accettabile per permetterci, il mattino dopo, di partecipare ad un concorso scolastico – venti ragazzi con Inglese – e per i rimanenti di scorrazzare con guida per la città. Ma risolto un impiccio eccone in arrivo un altro: ‘ssore’ perché io devo stare in camera con Tizia quando invece vorrei stare con Caia? e giù pianti. Cos’è una punizione divina? Sono stata una scostumata nella vita che fu e pertanto punita nella vita di mo’? Risolto anche questo dilemma, sistemiamo i bagagli – parola grossa perché lo scimmione deve ancora consegnare le chiavi delle camere a tutti – e riprendiamo il treno per Firenze…
Quarant’anni dopo ( a noi Dumas padre ci fa un baffo! ) Intanto che c’ero avevo chiesto ad A. se fosse stato possibile rivedersi. E complice il pomeriggio solare, santa Maria Novella con la sua geometria di perfette forme, gli alunni disinteressati, i colleghi forse più interessati e la mia curiosità, riesco ad accogliere A. con leggerezza e gioia, dopo tanto tanto tempo. Arriva da lontano confondendosi tra la folla, ma lo riconosco dal passo e poi dallo sguardo e dal sorriso, quasi intatti nonostante gli anni passati.
Mercatini A san Lorenzo, altra mèta favoleggiata e promessa ai pulzelli, tra le visite possibili, per l’acquisto di bric-à-brac da portare a casa, mi rendo conto che qualcuno ha rimosso le secolari bancarelle, per la maggior parte, lasciando in dotazione ai turisti e alla cittadinanza tutta – ammesso che i fiorentini abbiano l’abitudine a spacciarsi per turisti – una manciata di banchi intorno al mercato coperto, per la vendita di giacche e borse e orpelli in cuoio o pelle o quello che è. Ohibò, e le altre schifezze tanto care ai piccini? E le calamite? E i bicchieri in ceramica con immortalate le palle medicee? Scopriamo in seguito che quelli sono articoli da edicole, così come le bottigliette dell’acqua, vendute a prezzi da mercato nero! E il refrain dell’acqua in bottiglietta – Prof, dove posso comprare una bottiglietta d’acqua? Posso comprarla, eh? Eh? e prova a dirgli di no! – sarà la colonna sonora del nostro viaggio! Intanto A. ci fa da chaperon per un po’ di tempo; poi ci abbandona al nostro rientro a Signa con la promessa di rivederci.
Orrore senza fine! Dopo aver lungamente scommesso sul menù, per cena veniamo sistemati in una squallida sala, noi soli, a cantarcela e a suonarcela, mentre una sola sgallettata bionda serve all’orda un’orrida pastasciutta con funghi – io niente funghi, ma ricevo la grazia di un sugo già pronto dentro il quale galleggiano pennette scotte, ripassate in acqua bollente, poco prima, per farle riprendere dallo shock! E come secondo piatto, indovina un po’, cotoletta – surgelata – e patatine! In occasione di un altro viaggio avevo mosso un accorato appello a tutti gli albergatori del regno: smettetela di organizzare menù a base di pasta al sugo e cotolette! I ragazzi e i loro docenti non sono pattumiere biologiche, in grado di ingurgitare l’immangiabile. Invece puntuale come le allergie di primavera, pastasciutta e cotolette, amen! E per fortuna i ragazzi sono decisamente stanchi e ad un orario accettabile dormono tutti come angioletti. A domani… segue