La nebbia agl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.
( Giosuè Carducci)
Unica poesia da me mai imparata a scuola :-).
L’ho imparata alle elementari e mai più dimenticata. In classe, con i pulzelli che mi vedevano declamare, senza leggere, ho sempre fatto la mia bella figura – ‘ssore’ ma la sa a memoria?!?!😄
Però possiamo dirlo che è bruttarella?
Hai voglia! 🤣 non è che che Carducci sia questo gran leggere, eh!
Ho provato a leggere la sua ode “Piemonte”. Mi sono addormentato prima di Ivrea.
Mai letta, meno male! 😃mi ci proverò dovessi avere bisogno di un sonnifero!